Sentiero Erba Irdes (o Erba Birdes) in inverno
In primo piano il Rifugio montano di Punta Erba Irdes, sullo sfondo il Bruncu Spina parzialmente innevato.
L'Arco di Artilai è immerso nella nebbia.
Un tratto della strada sterrata che si dirige all'Arco di Artilai passando dietro il Rifugio.
Le impronte di un uccello si stagliano sulla neve.
L'ultimo tratto prima dell'Arco di Artilai.
Il manto nevoso è sempre più spesso.
Il sentiero subito dopo l'Arco di Artilai. Sullo sfondo il Bruncu de Maide.
I mufloni del primo gruppo, che non hanno avvertito la nostra presenza, pascolano tranquillamente.
Un secondo gruppo di mufloni ha notato la nostra presenza, ma gli animali non sembrano molto preocupati.
Altri mufloni che si sono aggiunti al gruppo ci hanno ugualmente avvistato, non sembrano molto preocupati.
Il sentiero attraversa alcuni boschetti di ontani neri (Alnus glutinosa).
Il sentiero in prossimità dell'Arco di Gennargentu, sullo sfondo punta Su Sciusciu.
Continua l'ascesa. Sullo sfondo Punta Paulinu e, a sinistra, il Bruncu Spina.
Crespino dell'Etna (Berberis aetnensis). Ha da tempo perso le foglie ma resistono ancora alcune bacche.
L'ultimo tratto prima di Genna Orisa. Si notano più numerose le orme dei mufloni.
Uno sguardo panoramico verso est.
In primo piano il lato sinistro del costone sotto Genna Orisa.
Siamo sulla parte alta della montagna. Abbiamo lasciato alle nostre spalle Genna Orisa e Punta Su Sciusciu. Sullo sfondo si nota il Bruncu Spina.
Gli ultimi metri e siamo arrivati...
Punta della Croce lato nord
Uno sguardo sul mondo affascinante e selvaggio della sommità del Gennargentu con Punta La Marmora ormai irraggiungibile
Questa in realtà è un'escursione di inizio inverno e fa da contrappunto all'altra prevista per il periodo primaverile, estivo ed autunnale, alla quale rimando (Sentiero Erba Irdes).
In pieno inverno la situazione è completamente diversa da quella presentata in queste pagine: l'intera aerea è ricoperta da una spessa coltre di neve e ghiaccio, le variazioni meteorologiche sono imprevedibili, dense foschie possono coprire rapidamente la montagna.
Per tutti questi motivi preferisco presentare un'escursione relativa al primo inverno quando il fascino di camminare sulla neve è unito ad un rischio ridotto, seppur sempre presente. Consiglio, tuttavia, un'attrezzatura adeguata, compresi ramponi per il ghiaccio perché anche in questo periodo si incontrano vaste aree ghiacciate con forti pendenze.
Come punto di riferimento si può considerare l'incrocio del Passo (o Arco) di Tascusì. Vero crocevia tra i comuni montani di Fonni (NU), Desulo (NU), Aritzo (NU) eTonara (NU).
In questo incrocio si svolta a sinistra (per chi proviene da Fonni), dove un cartello indica la direzione per il Rifugio montano. Percorsi circa sei chilometri, la strada termina nel parcheggio di un Rifugio di montagna che è in funzione tutto l'anno. Si può lasciare l'auto nei pressi ed iniziare l'escursione da questo punto. In alternativa, al quarto chilometro dal bivio (due chilometri prima del Rifugio) in corrispondenza di un vasto parcheggio alla nostra sinistra, individuabile anche per la presenza di due piante di rovere secolari, troviamo sulla destra, il vero inizio del sentiero. Questa variante allunga il percorso di un chilometro ma può essere utile nel caso ci fossero problemi per raggiungere il Rifugio.
Questo sentiero prende il nome dalla Punta Erba Irdes (quota 1676 metri s.l.m.) dalle cui pendici parte questo percorso che porta all'Arco di Artilai, all'Arco di Gennargentu, e da qui a Punta La Marmora.
Il Rifugio montano si trova ad una quota di circa 1500 metri, il punto da raggiungere è Punta La Marmora, 1833 metri s.l.m. Considerato che il sentiero scende e risale dal Rifugio La Marmora, il dislivello comples-sivo da superare è di circa 450 metri.
La prima parte del percorso è in realtà una carrareccia, che in questo periodo è ancora occasionalmente percorsa dai fuori-strada.
Quindi, lasciata l'auto nei pressi del Rifugio, ci incamminiamo su questa strada.
Inizialmente la neve è scarsa, ma salendo man mano di quota, diventa rapidamente più abbondante. Finché, terminata la strada sterrata e iniziato il sentiero, ci troviamo immersi in un paesaggio alpino completamente e abbondantemente innevato, anche a causa dell'esposizione a nord. Qui possiamo notare lungo il sentiero le prime orme di Mufloni che ci accompagneranno fino a Punta La Marmora.
Dall'Arco di Artilai, posto ad una quota di 1660 metri s.l.m., si diramano altri tre sentieri. Quello di destra conduce verso l'Arco di Gennargentu e Punta La Marmora (che dobbiamo percorrere noi), il centrale porta direttamente verso la cima del Bruncu Spina, ovviamente con un forte dislivello, per cui lo sconsiglio, specialmente in questo periodo. Quello a sinistra (l'unico non segnalato dai cartelli presenti nell'Arco) sale più dolcemente e permette di raggiungere la cresta del Bruncu Spina ad una quota di circa 1700 metri, ove interseca una strada sterrata che proviene dal versante orientale della montagna. Si può raggiungere la tranquillamente la sommità del Bruncu Spina su questa strada o, se si preferisce, seguendo l'antica mulattiera che passa a pochi metri da essa.
Attraversato l'Arco di Artilai, ove la neve è scarsa perché il posto è piuttosto ventilato, si cambia versante e si prosegue tenendo il Bruncu Spina alla nostra sinistra.
Camminando nel sentiero innevato, cerchiamo di stare attenti perché in quest'area si possono incontrare i Mufloni, l'animale simbolo del Gennargentu.
(Il Muflone, Ovis musimon, viene comunemente considerato il discendente di pecore domestiche rinselvatichite che erano state introdotte in periodo protostorico. Tuttavia, l'habitat in cui vive e il comportamento richiamano maggiormente quello delle capre selvatiche. Essi originariamente popolavano alcune isole del Mediterraneo: Corsica, Sardegna, Cipro e Rodi. Successivamente sono stati introdotti in varie aree dell'Europa e delle Americhe).
Infatti, a circa mezzo chilometro dall'Arco di Artilai abbiamo la fortuna di incontrarne due branchi a breve distanza l'uno dall'altro. Gli animali notano la nostra presenza ma non sembrano granché preoccupati, né noi abbiamo l'intenzione di disturbarli più di tanto. Ci limitiamo a sistemare il cavalletto e a fare tutte le foto che vogliamo. Proseguiamo la nostra escursione lasciandoli tranquillamente intenti alle loro attività.
Da questo punto il sentiero prosegue in discesa, e senza grandi difficoltà, fino ai ruderi del Rifugio La Marmora per poi risalire all'Arco di Gennargentu che si trova alla stessa altitudine dell’Arco di Artilai, 1659 metri s.l.m. il primo, 1660 il secondo.
Il Rifugio La Marmora venne costruito agli inizi del ‘900 in onore de generale, geografo e scienziato Alberto Della Marmora, che lasciò il resoconto dei suoi viaggi nella celebre opera Voyage en Sardaigne. Purtroppo esso andò presto in rovina ma si spera sempre in una sua ricostruzione. Nel versante occidentale di Su Sciùsciu è tutt'ora visibile, di fronte al Rifugio, il sentiero creato per trasportare i conci di granito necessari per realizzare l'opera.
Arrivati all'Arco di Gennargentu, l'escursione si fa più impegnativa e non priva di rischi.
Nell'Arco, spazzato dai venti, non è rimasta molta neve ma si è formato un certo spessore di ghiaccio che rende difficoltoso il cammino.
Dall'Arco di Gennargentu (1659 metri s.l.m.) fino a Genna Orisa (1782 metri s.l.m.) l'ascesa è veramente difficoltosa. Il sentiero è sommerso dalla neve e solo una concreta conoscenza del posto ne permette l'individuazione. Ampi tratti del percorso sono completamente ghiacciati e ciò, considerata la forte pendenza, può provocare seri inconvenienti.
Troviamo un aiuto inaspettato nelle tracce dei Mufloni. Esse seguono con precisione il sentiero, notiamo anche che evitano accuratamente i tratti ghiacciati. Quando questo non è possibile, vediamo che esse scompaiono per ripresentarsi un po' più a monte: segno evidente che la crosta di ghiaccio non è stata scalfita neppure dagli zoccoli degli animali. Prendiamo nota dell'insegnamento e cerchiamo di procedere con maggior cautela possibilmente aggirando questi tratti pericolosi.
Seguendo tutte le cautele possibili raggiungiamo la parte alta della montagna attraverso un passaggio naturale chiamato Genna Orisa che può essere considerato la porta di ingresso alla sommità del Gennargentu. (Il termine sardo genna deriva dal latino ianua che significa, appunto, porta). Analogamente, il termine Gennargentu significa porta d'argento. Presumibilmente indicava inizialmente il solo Arco (Arcu in sardo) di Gennargentu: vera porta di passaggio tra i versanti orientale e occidentale della montagna. Successivamente è andato ad indicare l'intera montagna e quelle limitrofe, oggi conosciute come i Monti del Gennargentu.
Da Genna Orisa, volgendo lo sguardo verso sud, è chiaramente visibile Punta della Croce, individuabile facilmente grazie, appunto, a una grande croce. Seguendo con lo sguardo la linea di cresta, si può notare anche il cono di pietre che segnala Punta La Marmora.
Questo tratto, piuttosto ventoso, è scarsamente innevato ma, a causa dell'altitudine, è ampiamente ghiacciato. Tuttavia, considerata al scarsa pendenza, si può procedere con maggior sicurezza e, sempre stando dietro alle orme dei Mufloni, giungiamo così a Punta della Croce (1828? metri s.l.m.).
Punta La Marmora (1834 metri s.l.m.) la cima più alta della Sardegna, è li vicina a "soli" duecento metri ma considerati i rischi per giungerci, ci è sembrato ragionevole rinunciare.
Questa cima, analogamente all'omonimo Rifugio, è stata dedicata al generale, geografo e scienziato piemontese Alberto Della Marmora (1789-1863). Il nome originale era Perda Cràpias (Roccia delle capre selvatiche) come è tuttora riportato nella cartografia IGM. A proposito di queste carte, segnalo che attualmente, la più volte citata Punta Su Sciùsciu, è indicata come Bruncu Spina, ma sappiamo bene che il vero Bruncu Spina è la montagna che avevamo di fronte nella parte iniziale del percorso e che, volgendo lo sguardo a nord, possiamo vedere proprio in direzione di Su Sciùsciu. Nelle vecchie carte il toponimo è indicato correttamente come Su Sciùsciu, in italiano: Il crollo. Basterà dare uno sguardo, anche alle immagini di questa cima sassosa, per capire quanto il termine sia appropriato.
Per l'interessante etimologia di Perda Cràpias rimando alla pagina: Punta La Marmora e Perda Cràpias.
Invece per il problema della corretta identificazione di Punta La Marmora, andando contro una consolidata tradizione, si può provare che non è la Punta della Croce bensì la cima successiva, distante circa duecento metri e individuabile da un grande cono di pietre. Per ogni chiarimento, invito a leggere le due pagine tra loro collegate:
Punta La Marmora, Punta Ampsicora e la Punta Intemedia
e
La scoperta della vera Punta La Marmora
In pieno inverno la situazione è completamente diversa.
L'Arco di Artilai (al centro dell'immagine) sembra ormai irraggiungibile.
Visione panoramica del percorso fino all'Arco di Artilai.
Queste sono invece orme di un muflone.
L'Arco di Artilai. A destra si va verso Punta La Marmora. Il sentiero visibile a sinistra porta al Bruncu Spina.
Ancora il sentiero. Si notino le orme dei mufloni.
Notata la nostra presenza, gli animali si spostano leggermente più a valle.
Ancora lo stesso gruppo che nota la presenza estranea ma continua a rimanere traqnquillo.
Il secondo gruppo è diventato un branco che sembra piuttosto incuriosito dalla presenza del visitatore.
I ruderi del Rifugio La Marmora costruito nei primi anni del novecento.
Inizia la salita nelle pendici di punta Su Sciusciu verso Genna Orisa.
Ancora le orme dei mufloni che ci hanno accompagnato per tutta l'escursione.
Dafne spatolata (Daphne oleoides). Le sue foglie coriacee non temono di affrontare l'inverno sommerse dalla neve e dal ghiaccio.
L'ultimo tratto prima di Genna Orisa. Si notano più numerose le orme dei mufloni.
Genna Orisa ricoperta di porfido rosso.
A sinistra Su Sciùsciu, sullo sfondo il Bruncu Spina e Punta Paulinu.
Siamo in vista di Punta della Croce e, appena distinguibile dal cono di pietre, Punta La Marmora, il cui nome antico era Perda Cràpias.
... sotto la Punta della Croce
Fitti banchi di foschia si avvicinano rapida-mente: un fenomeno che in montagna è da tenere sempre sotto conrollo.
Chiudo il resoconto di questa escursione segnalando un problema che si verifica con una certa frequenza in montagna e che si è verificato anche in questa occasione: il cambiamento improvviso della situazione climatica e il rapido sollevarsi della foschia.
L'ultima immagine di queste pagine è stata ripresa, sulla via del ritorno, da Genna Orisa: una densa foschia si solleva repentinamente da valle e in pochi minuti raggiungerà Punta La Marmora. Ci seguirà sulla via del ritorno fino al Rifugio di Punta Erba Irdes, come testimonia la prima immagine di questa pagina che, anche per motivi di esposizione fotografica, è stata ripresa, non all'inizio, ma alla fine di questa, un po' difficoltosa, ma avvincente escursione.
(18 dicembre 2009)
(Ultimo aggiornamento: 24/01/2021)
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Escursioni nel Gennargentu