Escursione all'Arco di Lupiru
La spiaggia di Cala Luna, sullo sfondo Cala Gonone
Un tratto dell'antica mulattiera
Un tratto dell'antica mulattiera
L'Arco di Lupiru visto dalla mulattiera
L'Arco di Lupiru visto dalla mulattiera
L'Arco di Lupiru, lato ovest
L'Arco di Lupiru, lato ovest
L'Arco di Lupiru, lato ovest
L'Arco di Lupiru, lato est
L'Arco di Lupiru visto dall'interno
L'Arco di Lupiru visto dall'interno
Paesaggio dall'Arco di Lupiru
Proseguendo sulla mulattiera e salendo di quota si amplia il panorama sul golfo di Orosei
L'antico ovile, il barraccu, si noti l'albero di ginepro lasciato appositamente per ombreggirane l'entrata
L'antico ovile, il barraccu, si noti la pensilina a protezione dell'ingresso
L'antico ovile, il grande recinto per le capre
Vegetazione sopra l'Arco di Lupiru, si possono notare l'elicriso sardo e il fiordaliso di Oliena
I fiori, caratteristici ma poco appriscenti, della brionia sardo-corsa (Bryonia marmorata)
Il caratteristico aspetto arcaico di un esemplare di ginestra d'Ogliastra (Genista cadasonensis)
Un esemplare di terebinto (Pistacia terebinthus), arroccato su una rupe
Un tappeto di paronichia argentea (Paronychia argentea)
Il convolvolo siciliano (Convolvulus siculus ssp. siculus) è una pianta minuscola ma molto graziosa
L'Arco di Lupiru può essere raggiunto seguendo varie direttrici che tuttavia possono portare a compiere percorsi piuttosto lunghi. Il modo più semplice per arrivarci e partire dalla nota spiaggia di Cala Luna, magari dopo esserci arrivati comodamente con i barconi che nel periodo tardo primaverile ed estivo fanno la spola da Cala Gonone (NU). Nell'escursione che è presentata in queste pagine, abbiamo deciso di seguire questa variante.
E così la mattina di una domenica dell’inizio del mese di giugno ci siamo presentati alla prima corsa dell'imbarco per Cala Luna e, nel volgere di poco più di mezz'ora ci siamo trovati a osservare lo spettacolo, un po' insolito, della spiaggia ancora deserta.
(Apro una beve parentesi per precisare che in toponimo Cala Luna non è un'espressione coniata a scopo turistico, ma è già presente, quantomeno, nelle carte IGM dei primi anni del novecento, dove è indicata come Cala di Luna. Probabilmente questo toponimo è dovuto a una deformazione prodotta dal cartografo ed è derivata dall'espressione locale Codula Elune (o forse, meglio, Codula 'e Lune) che è riferita alla vallata e al ruscello che sboccano nell'omonima cala).
Attraversiamo la spiaggia, imbocchiamo il ponte di legno che permette di superare lo stagno che la delimita a monte, superiamo il bar-ristorante e, subito dopo, alla nostra sinistra, ci troviamo all'inizio dell'antica mulattiera che ci porterà fino all'Arco di Lupiru. Questa stradicciola è un'eredità del lavoro degli antichi carbonai che su questa spiaggia avevano un punto d'imbarco per il carbone.
La strada scavalca subito la collina che si trova sul lato sinistro della spiaggia. Questo è il tratto più ostico dell'escursione sia perché la salita è un po' ripida sia perché il terreno, dilavato dalle acque piovane, lascia apparire una coltre di sassi scuri arrotondati. Ci troviamo, infatti, in una delle varie estrusioni basaltiche che talvolta affiorano in quest'area prevalentemente calcarea.
Mentre saliamo non dimentichiamo di osservare dall'alto la spiaggia di Cala Luna e l'entroterra vicino. Superiamo così la collina, mentre il cammino si fa più spedito su un fondo meno ostico e mentre possiamo osservare, dalla posizione panoramica raggiunta, la costa verso sud fino al Capo di Monte Santu.
Da questo punto la mulattiera scende un po' di quota prosegue costantemente in direzione sud fino a imboccare la valle di Lupiru (Badde de Lupiru nelle carte IGM). Qui s’immerge nella fitta vegetazione, per lo più arbustiva, dove predominano il corbezzolo (Arbutus unedo), il lentisco (Pistacia lentiscus), il rosmarino (Rosmarinus officinalis) e altre specie xerofile mediterranee.
L'altitudine aumenta gradatamente fino ai 350 metri dell'Arco di Lupiru che appare improvvisamente alla nostra sinistra, seminascosto dalla vegetazione, a breve distanza dalla mulattiera.
Superiamo l'intrico della vegetazione e ci avviciniamo a esso che appare maestoso con un aspetto monumentale che provoca una certa emozione. E' sostanzialmente formato da un grosso lastrone di roccia calcarea disposta in senso nord-sud e ha un'apertura circolare posta sul lato sinistro, verso settentrione. Abbiamo stimato che l'apertura abbia un diametro di circa tredici metri, questa misura rende l'idea delle dimensioni dell’Arco.
Facciamo alcune foto da varie angolazioni, cercando di rendere nel miglior modo possibile i vari aspetti del monumento. Nell'attraversare la grossa apertura per passare nel versante orientale, approfittiamo per fare alcune foto, possiamo dire, dall’interno. Da questa posizione si può osservare come lo spessore della lastra sia piuttosto ridotto rispetto alle dimensioni complessive e il monumento appare fragile ma nello stesso tempo dotato di una sua forza intrinseca che lo porta a sfidare da millenni le asperità meteorologiche e ambientali cui è sottoposto.
Dalla sella dell'apertura si può osservare un vasto tratto di costa fino a Cala Gonone (NU) alla marina di Orosei (NU), che ora appare nitida mentre la mattina quando siamo partiti era velata da uno strato di foschia. Era da poco passato il mezzogiorno (orario estivo) per cui il sole illuminava ancora il lato orientale dell'Arco, quello verso il mare. Ma il lato più fotogenico è quello opposto, quello che può permettere di fare le foto con la costa e il mare incorniciati nella grande finestra dell'Arco.
In passato avevamo notato più volte la presenza di un antico ovile sulle alture a destra della mulattiera, un po' più a monte rispetto all'Arco di Lupiru. Non si era mai avuta l'occasione di visitarlo e questa ci sembrava proprio la volta buona per far passare un po’ il tempo e lasciar trascorrere un'ora o due. Ci riportiamo quindi sulla mulattiera e proseguiamo su una lieve salita fino a incontrare, alla nostra destra, un abbozzo di sentiero che orientativamente sembrava portare verso l'antico ovile.
(Non sembri un'imprudenza l'incamminarsi su un sentiero sconosciuto, basata seguire la regola di essere sempre in grado di tornare indietro qualora ci siano delle difficoltà impreviste, il sentiero tenda a svanire o non conduca verso dove si era prospettato).
In questo caso abbiamo avuto un buon fiuto o, forse, siamo stati solo fortunati. In pochi minuti, e poche centinaia di metri, il sentiero ci conduce a un'area sopraelevata pianeggiante dove s’intravede, parzialmente nascosta nella vegetazione, la sagoma di un grande recinto realizzato con lunghi pali di ginepro (presumo si tratti di Juniperus phoenicea ssp. turbinata).
Il complesso dell'ovile che, considerato l'ambiente naturale in cui è sorto, doveva essere destinato all'allevamento delle capre, è composto da varie costruzioni lignee poste a breve distanza l'una dall'altra, tutte in discreto stato di conservazione.
L'elemento principale è su barraccu, l'abitazione dei pastori. Esso ha una forma conica ed è realizzato con tronchi di ginepro relativamente sottili e dritti, rinforzati a due terzi da terra da un anello di tronchi curvilinei disposti orizzontalmente. La copertura è formata da una caratteristica, grande fascina di rami, sempre di ginepro, scelti piuttosto contorti in maniera da legarsi tra loro.
La base della costruzione lignea è poi rinforzata da un robusto muro a secco.
A una ventina di metri dal barraccu principale ne sorge un altro di dimensioni a fatture più modeste.
Di fronte ai due barraccus è presente il grande recinto per le capre, realizzato con molta cura e con un preciso canone costruttivo. Sostanzialmente è formato da una palizzata realizzata con pali e rami di ginepro di diametro simile, piantati per terra in fila ordinata e stretti l'un l'altro. Sono inclinati verso l'interno e poggiano su un tronco orizzontale posto circa a metà altezza. E' curioso che ai pali sia stata lasciata una parte della chioma, forse per incastrarsi tra loro e rinforzare così la palizzata, forse per aumentare la superficie di ombreggio e di protezione.
Sul lato esterno del recinto è stata creata una grande mensola che doveva servire anch'essa come riparo per gli animali.
Oltre alle costruzioni descritte, ne sono presenti alcune altre di piccole dimensioni, una anche all'interno del recinto degli animali. Il loro uso, non provenendo da una cultura molto diversa, possiamo certamente immaginarlo (ricoveri per i maiali, per i cani o per i capretti) ma senza averne la certezza. Appena possibile non ci lasceremo sfuggire l'occasione di approfondire le conoscenze sulla reale vita quotidiana di questi ovili che grande importanza hanno avuto nella vita economica e sociale di quest'area. Sicuramente, anche le attività svolte anche in quest’ovile appena visitato, hanno offerto il sostentamento a varie famiglie.
Quest’ovile era designato con il nome del suo momentaneo occupante o, più genericamente, come su Coileddu (il piccolo ovile).
Sodisfatta la curiosità e fatte le nostre considerazioni su questo monumento all'opera e al lavoro dell'uomo, che rimarrà ancora a lungo a testimoniare le vicende del passato, perché il legno di ginepro sembra essere eterno, riprendiamo la strada per tornare verso l'altro monumento, quello naturale, lasciato poco prima.
Ritorniamo all'Arco di Lupiru verso le ore quattordici (orario estivo) quando orma il carro del sole (per usare un'espressione mitologica) aveva superato la sua verticale e ne illuminava il lato occidentale. Si potevano così riprendere delle foto più canoniche (e un po' abusate) dell'Arco che si staglia sulla costa e il mare del golfo di Orosei, incorniciati nella grande finestra naturale. L'operazione è stata resa un po' difficoltosa dalla presenza di alcune piante e dalle asperità del luogo, ma alla fine pensiamo di esserci riusciti.
Possiamo così prendere la via del ritorno verso la spiaggia di Cala Luna che nel frattempo era stata occupata dai primi bagnanti della stagione.
Durante le nostre escursioni cerchiamo, per quanto possibile, di interessarci ai vari aspetti di ciò che incontriamo, da quelli paesaggistici a quelli umani a quelli botanici.
Per quanto riguarda questi ultimi rimane da notare che lungo il tragitto di questa escursione e in quest’area in genere, sono presenti molte specie vegetali piuttosto interessanti e spesso rare, talune endemiche della Sardegna, altre no, ma ugualmente degne di attenzione.
Cito solo qualche esempio non essendo questa la sede per un trattamento sistematico o, in qualche modo, esaustivo.
L'elicriso sardo (Helichrysum saxatile) è un'asteracea (o composita) dalle vistose ombrelle di capolini color giallo-oro che può essere facilmente trovata aggrappa alle pareti verticali di roccia calcarea.
In posizione analoga si può rinvenire anche il fiordaliso di Oliena (Centaurea filiformis), altra asteracea dai grossi capolini bianchi o rosati, un po' scapigliati.
Entrambe le specie sono endemiche della Sardegna.
Altra pianta endemica è la brionia sardo-corsa (Bryonia marmorata), una cucurbitacea rampicante dai fiori giallo-verdi e dalle piccole bacche tonde che diventano di color rosso vivo a maturazione avvenuta.
Una specie endemica, esclusiva di questo settore della Sardegna, è la ginestra d'Ogliastra (Genista cadasonensis), un basso e folto arbusto spinoso, dall'aspetto un po' arcaico, che cresce in ambienti prossimi alla costa.
Tra le piante non endemiche segnalo il terebinto (Pistacia terebinthus), un’anacardiacea dal portamento di arbusto o di piccolo albero, che si fa notare per i vistosi grappoli di bacche rosse (blu scuro a maturazione completa) e per la presenza, sulle foglie, di altrettanto vistose galle di varia forma e dimensione.
Più umile e nascosta possiamo trovare la paronichia argentea (Paronychia argentea), una piccola cariofillacea tappezzante, caratterizzata da minuscoli fiori gialli e dall'abbondanza di stipole traslucide di colore argentino che hanno determinato il nome della specie.
La lingua di cane della Barbagia (Cynoglossum barbaricinum) è una rara borraginacea, endemica della Sardegna. Dai monti del Gennargentu si estende anche qui, in qualche angolo fresco e ombroso. I fiori sono di un intenso colore rosato.
Difficile da trovare, perché poco comune e per le sue ridotte dimensioni, è il convolvolo siciliano (Convolvulus siculus ssp. siculus), una graziosa convolvulacea dai fiori di un intenso colore azzurro.
Aggiungo, per finire, il falso cotone (Asclepias fruticosus), un’asclepiadacea piuttosto vigorosa, nota soprattutto per i frutti ovoidali spinescenti che, aprendosi liberano un piccolo batuffolo di filamenti molto simili al cotone. E' originaria dell'Africa meridionale ma è ormai naturalizzata e ampiamente diffusa in Sardegna e in altre regioni italiane. Può essere facilmente rinvenuta lungo l'alveo del torrente alla spalle della spiaggia di Cala Luna.
Quanto è stato esposto in queste pagine è solo un piccolo esempio della grande varietà di elementi d’interesse presenti in quest'area. Meriterebbe da parte nostra un numero maggiore di visite, ma, purtroppo, non è esattamente a portata di mano.
Ma forse è meglio così.
(23 luglio 2012)
(Ultimo aggiornamento: 25/01/2021)
La spiaggia di Cala Luna, al centro lo stagno creato dall'insabbiamento del torrente
Un tratto dell'antica mulattiera
Un tratto dell'antica mulattiera, sullo sfondo il mare del golfo di Orosei
L'Arco di Lupiru visto dalla mulattiera
L'Arco di Lupiru visto dalla mulattiera
L'Arco di Lupiru, lato ovest
L'Arco di Lupiru, lato ovest
L'Arco di Lupiru, lato ovest
L'Arco di Lupiru, lato est
L'Arco di Lupiru visto dall'interno
L'Arco di Lupiru visto dall'interno
L'Arco di Lupiru trasformato in un grande menhir
Il sentiero per l'antico ovile passa sotto questo arco naurale crato dal tronco di un ginepro fenicio (Juniperus phoenicea ssp. turbinata)
L'antico ovile, il barraccu, si noti l'anello di rinforzo in tronchi di ginepro
L'antico ovile, il barraccu secondario
L'antico ovile, la pensilina del recinto per le capre
Vegetazione sopra l'Arco di Lupiru, si possono notare l'elicriso sardo e il fiordaliso di Oliena
I frutti della brionia sardo-corsa (Bryonia marmorata)
I frutti della ginestra d'Ogliastra (Genista cadasonensis)
Un esemplare dai luminosi fiori rosati di lingua di cane della Barbagia (Cynoglossum barbaricinum)
I fiori, molto particolari, del falso cotone (Asclepias fruticosus)
Il convolvolo siciliano (Convolvulus siculus ssp. siculus) è una pianta minuscola ma molto graziosa