La cascata di Middai nel Montarbu di Seui - ATLANTIDES: Miscellanea di Ambiente, Natura, Cultura

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La cascata di Middai nel Montarbu di Seui

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La cascata di Middai



La cascata di Middai



La cascata di Middai (salto superiore)



La cascata di Middai (salto superiore)



La cascata di Middai (salto inferiore)



Il Montarbu di Seui presso la cascata di Middai



Il Montarbu di Seui presso la cascata di Middai



       La cascata di Middai si trova ad alcuni chilometri di distanza dal millenario ilixi 'e Canali, per cui può essere visitata nella medesima occasione, così come abbiamo fatto varie volte noi stessi. L'escursione è sostanzialmente la stessa tuttavia, per venire incontro all'amico lettore, riporto la medesima premessa.
Il Montarbu di Seui (NU) è una vasta area di alcune migliaia di ettari ubicata nella Sardegna centro-orientale.
E' costituito da un gruppo montuoso di natura carbonatica (dolomite) con un’altitudine compresa tra 1.000 e 1.300 metri s.l.m. Le cime più alte sono situate presso il lato settentrionale: Pizzu Margiani Pobusa (1.324 metri), Montarbu (1.304 metri), Pizzu Andriottu (1.232). Questa parte del Montarbu è indicata nelle carte IGM come Monte Tonneri. Come si può notare, il toponimo Montarbu è contemporaneamente il nome dell’intera area e della sua seconda montagna.
(Colgo l'occasione per una breve digressione linguistica. Il toponimo Montarbu significa letteralmente "Monte Bianco", essendo composto dall'aggettivo "arbu" che deriva dal latino "albus". Quest’aggettivo è piuttosto diffuso nella toponomastica sarda ed è spesso riferito a località di natura carbonatica a causa del colore chiaro delle rocce. Non ci si meravigli, quindi, se si dovessero incontrare vari Montarbu o Mont'Arbu, oppure la variante Monte Albo).
Tornando al Montarbu di Seui, esso è quasi interamente ricoperto da una fitta boscaglia dove predomina il leccio (Quercus ilex). E’ presente anche il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l'acero minore o trilobo (Acer monspessulanum) e, più raramente, il sorbo meridionale (Sorbus graeca) e il tasso (Taxus baccata).
Le parti prive di vegetazione arborea, specialmente le aree cacuminali, sono invece ricche di piante erbacee endemiche e rare come la campanula di Forsyth (Campanula di Forsythii), il Caglio di Sardegna (Galium glaucophyllum), la morisia (Morisia monanthos), l'eliantemo di Moris (Helianthemum morisianum), la stellina di Sardegna (Asperula pumila) e l'erino alpino (Erinus alpinus) specie non endemica ma rarissima.
Un altro elemento caratteristico di quest’area è la formazione di roccia carbonatica con le pareti a picco, alte fino a 200 metri, che per circa quattro chilometri delimita il Montarbu nel versante settentrionale.
Si può ben immaginare che in quest’ambiente siano presenti tanti elementi di rilievo e d’interesse naturalistico, tra cui la cascata di Middai e il leccio di Canali. Esso prende il nome dall’omonima località che si trova nel versante sud-occidentale del Montarbu. Il toponimo Canali è utilizzato in Sardegna per indicare piccole valli o canaloni naturali.
La cascata di Middai e il leccio di Canali possono essere raggiunti dalla strada statale n° 389 Seui-Lanusei, dove è presente un bivio in prossimità della cantoniera di Arcuerì tra gli abitati di Seui (NU) e Ussassai (NU). Oppure dalla Strada statale Lanusei-Nuoro dove, nel tratto compreso tra gli incroci per Arzana (NU) e Villagrande (NU) c’è una deviazione per il Montarbu. L'incrocio, a sinistra per chi proviene da Lanusei (NU), è preannunciato da un cartello in entrambi i sensi di marcia, non è invece attualmente presente alcuna indicazione nel bivio medesimo. Montarbu è indicato nei cartelli come monte Arbu.
Per le nostre numerose visite al Montarbu, noi passiamo abitualmente da questo versante.
Imbocchiamo dunque la strada che inizialmente sembra presentarsi in brutte condizioni, ma in realtà è discretamente percorribile e asfaltata fin nei pressi della cascata di Middai. Naturalmente facciamo sempre la massima attenzione, sia perché si possono incontrare animali vaganti sia perché la carreggiata è per lunghi tratti piuttosto stretta e, infine, un po' di buche non mancano mai.
Dopo poco meno di un chilometro, incontriamo un bivio, il lato destro porta al Montarbu, quello sinistro all'abitato di Gairo Taquisara (NU). Noi preferiamo andare a sinistra, il tragitto si allunga un po', ma la strada ci sembra migliore e, oltretutto, abbiamo l'occasione di passare nelle vicinanze del monte Perda Liana (1.293 metri s.l.m.) che offre sempre un'immagine affascinante, da non perdere.
Dopo circa sei chilometri svoltiamo a destra per Perda Liana il cui bivio è chiaramente indicato. Da questo momento la sagoma della montagna davanti a noi ci accompagnerà per un lungo tratto.
Occorreranno circa cinque chilometri per raggiungere e superare Perda Liana ed infine riportarci, tramite una breve bretella di collegamento, sulla strada per il Montarbu.
Saranno necessari ulteriori sei chilometri per lasciarci definitivamente alle nostre spalle questa montagna che ogni tanto fa capolino, in alto, alla nostra sinistra.
Finalmente la grande sagoma di Margiani Pobusa (1.324 metri s.l.m.) ci segnala che siamo giunti nel Montarbu. La cascata di Middai e il leccio di Canali si trovano però dalla parte opposta e il tragitto per raggiungerli segue il perimetro del Montarbu. Dovremmo percorrerne una prima parte lungo il lato settentrionale (circa sette chilometri) per poi passare in quello occidentale.
Proseguiamo mentre la strada s’insinua in un bosco lussureggiante e mentre, alla nostra sinistra, una maestosa parete rocciosa ci accompagna ininterrottamente per tutto il tragitto. Uno spettacolo magnifico ed emozionante.
Oltre alle bellezze naturali, sono presenti numerosi siti archeologici di epoca nuragica, debitamente segnalati.
Tra questi menziono il nuraghe Ardasai, chiaramente visibile alla nostra destra su un cucuzzolo roccioso, che abbiamo avuto l'occasione di visitare tante volte.
Superati i sette chilometri del versante settentrionale del Montarbu, subito dopo il nuraghe Ardasai e a meno di un chilometro da esso, incontriamo un altro bivio. Il lato destro conduce all'abitato di Seui (NU) su una strada asfaltata ma eccessivamente stretta. Quello sinistro porta verso la nostra meta: la cascata di Middai e il leccio di Canali.
Svoltiamo dunque a sinistra seguendo la strada che continua a descrivere il perimetro del Montarbu, ora lungo il versante occidentale e su spazi più aperti.
Dopo ulteriori cinque chilometri abbondanti troviamo l'ultimo bivio, debitamente segnalato, quello che porta alla casermetta forestale di Montarbu, alla cascata di Middai e al leccio di Canali.
(Proseguendo sulla strada principale, e dirigendoci a sinistra nel successivo incrocio, si giungerà dopo 6-7 chilometri alla strada statale n° 198 e alla cantoniera di Arcuerì di cui si è accennato in precedenza. Anche svoltando a destra, la strada porta ugualmente statale n° 198, più in prossimità di Seui (NU). Chiaramente, per coloro che provengono da questo lato, il tragitto per la cascata di Middai e il leccio di Canali è più semplice e breve).
Svoltiamo dunque a sinistra mentre ci restano gli ultimi 2,5-3 chilometri, certamente i più difficoltosi, da percorrere con la massima attenzione. La carreggiata è molto stretta, sostanzialmente formata da una sola corsia.
Procediamo con attenzione, finché l'asfalto finisce in prossimità di una diramazione sul lato sinistro (abitualmente sbarrata da un cancello della forestale) che conduce a monte della cascata. Qui c'è abbastanza spazio da poter parcheggiare con sicurezza, per cui decidiamo di lasciarci il nostro automezzo.
La base della cascata di Middai si trova, lungo la strada principale, ad alcune centinaia di metri davanti a noi, vicino a un altro cancello della forestale che è lasciato sempre aperto. La raggiungiamo in pochi minuti accompagnati dallo scroscio dell'acqua che si fa sempre più vicino.
La cascata, immersa nel verde di lecci e corbezzoli, si presenta all'improvviso, maestosa. Precipita con un grande salto da una parete rocciosa, proseguendo poi, con una serie di piccole rapide, fino al livello della strada. L'altezza complessiva, calcolata con metodi empirici, è di ventotto metri.
La portata d'acqua non è elevata ma, questo che potrebbe sembrare un limite, si trasforma in un vantaggio che la rende più caratteristica. Infatti, la limitata quantità d'acqua non ha eroso la roccia calcarea, ma, anzi, ha favorito la formazione dei depositi e concrezioni, specialmente nei periodi di portata molto bassa. In questo modo si è venuto a creare una sorta di grande scivolo sotto il quale si è formata una piccola grotta. L'intera parete e le piccole rapide sottostanti sono poi ricoperte da uno strato di colore bronzeo prodotto dal depositarsi di sali minerali trasportati dall'acqua.
La limitata portata d'acqua, che è costante solo nel periodo invernale e primaverile, aumenta in occasione delle precipitazioni e finisce per esaurirsi durante l'estate, è dovuta al ridotto bacino imbrifero. Esso è costituito da una conca, posta ad una quota di poco superiore ai 1.000 metri e indicata nell'attuale cartografia IGM come Middai (Serra Middai nelle vecchie carte e in qualche recente carta stradale e turistica).
L'altitudine della cascata di Middai, al livello della strada, è di circa 950 metri s.l.m.
A pochi metri dalla cascata, la strada è sbarrata da un cancello. Ci dobbiamo ricordare di richiuderlo alle nostre spalle, qualora volessimo proseguire fino alla casermetta forestale di Montarbu, distante circa sette chilometri di strada sterrata.
Ovviamente, benché lo meriti, non siamo venuti fin qui solo per visitare la cascata, ma abbiamo avuto l'occasione di ammirare altre particolarità del Montarbu di Seui che descriveremo in una prossima occasione.

(13 marzo 2011)
(Ultima revisione: 10/03/2021)



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