Escursioni da Bau sa Minna - ATLANTIDES: Miscellanea di Ambiente, Natura, Cultura

atlantides.it
Ilex aquifolium
Vai ai contenuti

Escursioni da Bau sa Minna

Testi > Approfondimenti Natura


Introduzione

La località di Bau sa Minna è prossima a Mennula Cara (Sentiero Mennula Cara), per cui la descrizione del tragitto fino al punto di sosta dell'automezzo è, naturalmente, identica.
Prendo come punto di riferimento Fonni (NU), che è il paese più consistente di quest'area e,  nel bivio che si trova nella periferia orientale del paese, si svolta a sinistra per Desulo (NU). Dopo aver superato la deviazione per monte Spada e Bruncu Spina si arriva all'incrocio del Passo, o Arco, di Tascusì. Qui, dopo aver superato (a sinistra) il bivio  per le piste da sci (Sentiero Erba Irdes) si svolta ancora a sinistra su una strada asfaltata ma piuttosto stretta e non esente da buche. Si va avanti fino al successivo incrocio dell'Arco di Guddetorgiu, qui si gira nuovamente a sinistra e subito dopo ancora a sinistra per Punta La Marmora, la strada di destra porta a Foresta Girgini. Questo bivio può essere considerato il punto di riferimento per raggiungere il Sentiero Mennula Cara e i Percorsi di Bau sa Minna.
Ovviamente, coloro che dovessero trovarsi ad Aritzo (NU) o a Tonara (NU) non faranno altro che raggiungere il citato bivio. Per coloro che volessero partire da Desulo (NU) la situazione è ancora più semplice perché il paese si trova a pochi chilometri dall'Arco di Guddetorgiu.
Ci attendono circa nove chilometri di carrareccia, per cui è d'obbligo un mezzo idoneo per il fuoristrada. Il fondo della carreggiata è normalmente in buone condizioni ma, ovviamente, è soggetto alle variabili atmosferiche. Inoltre, la carreggiata è piuttosto stretta, quindi è prudente accorgersi in tempo del sopraggiungere di altri autoveicoli, che peraltro sono rari. Ripartiamo, dunque, e svoltiamo sinistra seguendo il cartello che indica Cuile Meriagus, Sa Minna, Ruderi Rifugio La Marmora (tutte località che abbiamo poi incontrato lungo il percorso). Dopo quattro chilometri scarsi, troviamo bivio, noi proseguiamo verso destra, la strada di sinistra porta ad alcuni ovili.
Poi, seguendo sempre la direttrice principale, dopo cinque chilometri, troviamo un altro bivio in corrispondenza di una piccola costruzione dell'acquedotto pubblico. Qui c'è un piccolo spiazzo che sembra fatto apposta per lasciarci il nostro mezzo di trasporto.
Ci troviamo dunque con lo zaino in spalla nella biforcazione in corrispondenza della casupola dell'acquedotto ed esaminiamo la situazione. La strada di destra conduce verso Bau sa Minna e la utilizzeremo per l'andata, quella di sinistra viene da Mennula Cara e sarà la nostra via di ritorno. Per toglierci ogni dubbio, caso mai ce ne fosse bisogno, un cartello ci indica Sa Minna.
(I lettori avranno notato che io uso l'espressione Bau sa Minna, questo perché su questo sito internet si è deciso di usare di preferenza i toponimi delle carte IGM 1:25.000 e 1:50.000. Unica vera eccezione a questa regola è Su Sciùsciu che, per un motivo che non capisco, nelle carte è indicato come Bruncu Spina. Ma il vero Bruncu Spina è circa tre chilometri più a nord, sarà facilmente individuabile, a partire da quote più elevate, per la presenza delle antenne radio. Per chiudere questa nota preciso che nelle vecchie carte, Su Sciùsciu era correttamente indicato con questo nome. Anche Alberto La Marmora nel suo Voyage en Sardaigne - troisième partie, 1857, lo chiamava in questo modo).
Alla nostra sinistra e di fronte e noi si espandono proprio le ampie pietraie di Su Sciùsciu e gli spuntoni rocciosi denominati Perda Crispa. Più a destra, in alto, la cresta del Gennargentu nella quale si può notare la grande croce di Punta della Croce.
Punta La Marmora,.Segnalata solo da un cono di pietre, è individuabile con una certa difficoltà. Ancora più a destra il doppio Arco sa Turzi (la nostra prima meta) e la grande sagoma di Bruncu Allasu.

Siamo ad un'altitudine di 1400 metri s.l.m. e ci proponiamo di raggiungere  1834 metri di Punta La Marmora, ci incamminiamo, dunque,  di buona lena verso Bau sa Minna. Di fronte a noi si vede chiaramente l'Arco sa Turzi suddiviso in due parti da un affioramento roccioso. Esso separa il Gennargentu/Punta La Marmora (a sinistra) da Bruncu Allasu (a destra). Ci proponiamo di temerlo come punto di riferimento perché dovremmo dirigerci verso il semi-arco destro, sapendo che, almeno per la parte alta, è presente un tratto di sentiero che vi conduce. Questo sentiero (forse i resti di un'antica mulattiera) è segnato sulle carte IGM ed inoltre  abbiamo avuto modo di individuarlo nelle immagini di quest'area riprese dal Gennargentu in precedenti escursioni.
Aggiungo una notazione linguistica: i frequentatori locali di questo versante del Gennargentu chiamano (o pronunciano) il toponimo IGM Arcu sa Turzi come Arcu sa Turci.
Torna all'indice


Paragrafo 1
Percorso A

Dopo circa 600 metri di strada in leggera discesa, In località Bau sa Minna, incontriamo una diramazione in corrispondenza di un'altra casupola dell'acquedotto, decidiamo di continuare dritti (questo sarà il Pescoso A) lasciando per una prossima occasione la strada che sale in alto  alla nostra sinistra (Percorso B). Entrambi i percorsi ci condurranno all'Arco sa Turzi.
Mentre camminiamo possiamo osservare alla nostra destra gli stazzi di un antico orto attualmente soggetto ad attività di riforestazione. Attraversiamo un boschetto di ontani neri (Alnus glutinosa) finché, dopo 400 metri, sempre in leggera discesa, la strada finisce in prossimità di un altro boschetto.
Nell'attraversarlo osserviamo che oltre agli ontani neri (Alnus glutinosa) sono presenti dei tassi (Taxus baccata) e Aceri minori (Acer monspessulanum). Il terreno si presenta un po’ acquitrinoso, ma proseguiamo senza problemi attraversando il bosco e l'annesso torrente che scende dalla montagna. (Sui Monti del Gennargentu, fino alla quota di 1500 metri circa, lungo i torrenti che scendono dalle montagne, sono immancabilmente presenti gli ontani neri: un binomio praticamente inscindibile).
Dopo aver attraversato il torrente ci ritroviamo in campo aperto, risaliamo il dosso che ci si presenta di fronte e, nel contempo, saliamo un po’ di quota.
Subito dopo scendiamo verso il successivo torrente e boschetto di ontani neri (Alnus glutinosa), scegliamo il punto più opportuno per attraversarlo e ci ritroviamo nel dosso successivo.
Anche qui siamo in un'area aperta, più vasta della precedente, che sulle carte è indicata come sa Nuxi Torta (Il Noce storto). A proposito di alberi di noce storti e contorti, ne abbiamo incontrato alcuni secolari sulle pietraie di Su Sciùsciu.
Sempre recuperando gradatamente un po' di quota, risaliamo il dosso davanti a noi. Dalla parte alta del dosso osserviamo il sottostante boschetto di ontani neri con il consueto ruscello. Questo ruscello è più grande degli altri e, scendendo dall'Arco sa Turzi separa il versante del Gennargentu/Punta La Marmora (a sinistra) dal Bruncu Allasu  (a destra). In esso convergono vari ruscelli e rigagnoli da entrambi i versanti, tutti evidenziati dall'immancabile fila di ontani. Individuiamo subito sul costone di Bruncu Allasu la fila di ontani posta più a monte, più vicina all'Arco sa Turzi, perché presso le piante poste più in alto si trova il sentiero che porta al suddetto Arco.
Tuttavia a noi non interessa raggiungere rapidamente Arcu sa Turzi, così ci attardiamo ad esplorare le parti basse dei vari ruscelli in cerca di piante interessanti. Alla fine decidiamo di proseguire. L'ascesa nel costone di Bruncu Allasu non è molto agevole a causa dell'elevata pendenza, tuttavia troviamo facilmente il sentiero presso le ultime piante della fila individuata.
Il sentiero, ormai poco frequentato, non è in condizioni ottimali, tuttavia ci rallegriamo per averlo trovato perché, fuori da esso, il percorso sarebbe stato ben più difficile a causa dell'elevata pendenza e del terreno impervio.
E così raggiungiamo il lato destro di Arcu sa Turzi, prima meta della nostra escursione.
Tempo impiegato, escludendo il "tempo perso" per fotografie, osservazioni naturalistiche e quant'altro: circa un'ora.

Torna all'indice


Paragrafo 2
Percorso B

Questa variante si è mostrata, come era facile prevedere, decisamente più impegnativa dell'altra.
Dopo aver percorso i circa 600 metri dal posteggio dell'automezzo, arriviamo alla località Bau sa Minna e al bivio con la casupola dell'acquedotto e questa volta, ovviamente, andiamo verso sinistra.
La strada si sviluppa in leggera salita, per circa 700 metri e termina in un boschetto di ontani neri (Alnus glutinosa). Sembra abbandonata da tempo e dilavata dall'acqua, in alcuni punti bisogna saltellare sulle pietre.
Tuttavia ci permette di attraversare indenni alcune delle pietraie dalle quali è ricoperto (se non formato) Su Sciùsciu. Questo toponimo sardo significa "Il Crollo", termine ben eloquente per designare questo posto che, pur nella sua asprezza, ha un fascino straordinario. La vera difficoltà di questo percorso è proprio quella di evitare queste pietraie per non trovarsi poi in situazioni difficili, se non critiche.
Salendo osserviamo alla nostra sinistra alcuni alberi di noce (Juglans regia) vecchi  e contorti cresciuti in mezzo alle pietraie. Un fenomeno veramente straordinario che, se non l'avessimo visto con i nostri occhi, non ci avremmo creduto. Alcune di queste piante erano a breve distanza dal persorso, altre ben più grosse si stagliavano in lontananza. Alcune mucche pascolavano negli spazi liberi dalle pietre, altre, più in alto, si intravedevano riposarsi all'ombra di un boschetto di tassi (Taxus baccata). E' veramente un posto di un fascino unico, sembra di essere in un altro mondo.
La strada (o quel che ne resta) termina appena al di sotto del citato boschetto di tassi (Taxus baccata). Sarebbe interessante esplorarlo e poi salire al Gennargentu da questo punto: Genna Orisa è distante appena un chilometro, Punta La Marmora ancora meno. Sarà per un'altra volta, ovviamente con tutte le precauzioni, perché il sito non è dei più facili.
Torniamo all'escursione.  Proprio nel punto in cui  finisce la strada, troviamo la via sbarrata da una lunga pietraia. Decidiamo di aggirarla verso il basso, nella direzione in cui notiamo un tratto di sentiero che sembra orientato verso Arcu sa Turzi. Aggiriamo la pietraia scendendo un po' di quota  e imbocchiamo questo sentiero che però ben presto va a morire in una miriade si sentierini tracciati dagli animali al pascolo.
Tuttavia, nel frattempo, oltre ad esserci avvicinati ad Arcu sa Turzi, ci ritroviamo a monte delle fila di ontani neri (Alnus glutinosa) in una posizione più favorevole per programmare il seguito dell'escursione. Proseguiamo quindi in direzione dell'Arco salendo man mano di quota.
Arriviamo così ad intersecare un  piccolo torrente a questa altitudine ormai libero dagli ontani. Al di la del torrente notiamo un tratto di sentiero ben evidente che sale verso l'alto seguendo il suo lato sinistro. Pensiamo che faccia proprio al caso nostro, anche perché ci troviamo ancora troppo "bassi" rispetto all'Arco.
Il sentiero sembra finire dentro un rigagnolo che decidiamo di risalire. Dopo qualche decina di metri si chiarisce tutto, il rigagnolo nasce da una sorgente, relativamente copiosa, che sgorga alla base di alcune rocce. Intuiamo che il sentiero che abbiamo percorso per raggiungerla è quello tracciato dagli animali per venire ad abbeverarsi.
La sorgente è segnata sulle carte IGM alla quota di 1530 metri s.l.m., ma senza il suo nome. Ma quando era frequentata dai pastori, un nome doveva necessariamente averlo.
(Per cui se qualche lettore dovesse conoscerlo, saremo lieti di pubblicarlo e di contribuire a salvare un patrimonio toponomastico e linguistico che, purtroppo, si va perdendo).
Dalla carta scopriamo che poco più a monte, in prossimità di alcune rocce,  c'è un sentiero che conduce all'arco (nell'escursione precedente avevamo già notato il suo tratto terminale).
Risaliamo brevemente il costone e lo troviamo vicino ad alcuni spuntoni rocciosi, come indicato nelle carte. Lo imbocchiamo ed in breve raggiungiamo agevolmente il lato sinistro di Arcu sa Turzi.

Torna all'indice


Paragrafo 3
Da Arcu sa Turzi a Punta La Marmora e Punta della Croce
Dal lato sinistro di Arcu sa Turzi con l'aiuto delle carte esaminiamo la situazione. Dall'Arco (altitudine 1600 metri scarsi) dobbiamo raggiungere Punta Florisa (quota 1822) con un dislivello quindi di 230 metri, da superare, però, in circa 700 metri. Da questi dati  si intuisce che quest'ultima salita potrebbe essere abbastanza faticosa.
Dalle carte notiamo anche che a poche centinaia di metri dall'Arco, lungo un sentiero che procede verso est, ad un'altitudine solo leggermente superiore, è presente una sorgente chiamata Funtana 'e Muscas. Decidiamo di cercarne la posizione precisa, in futuro potrebbe essere utile. Individuiamo il sentiero su terreno e, dopo circa 200 metri, troviamo, come nel caso della sorgente precedente, un rivolo d'acqua, lo risaliamo brevemente e individuiamo la vena che esce abbastanza copiosa dal libero terreno, ad un'altitudine che abbiamo stimato essere di circa 1610 metri.
Tornati ad Arcu sa Turzi iniziamo la salita per Punta Florisa posta nella direzione di nord-est. Il sentiero non è ben definito ma, tenendo leggermente la destra,  se ne individuano  alcuni tratti che aiutano a superare il dislivello.
Prendiamo un passo un po' deciso e, dopo mezz'ora, ci troviamo improvvisamente di fronte al piccolo mucchio conico di pietre che indica Punta Florisa (1822 metri).
Mentre riprendiamo fiato ne approfittiamo per osservare in paesaggio tutt'intorno e ci soffermiamo ad osservare più dettagliatamente, volgendoci in direzione nord, la cresta del Gennargentu. Individuiamo le principali punte che hanno pressoché la stessa altitudine: Punta della Croce con la lucente croce metallica,
Punta La Marmora che che si presenta più alta delle altre e si distingue per la presenza di un grande mucchio conico di pietre, in fondo emerge la sagoma ben definita di Punta su Sciùsciu, dalle cui pendici occidentali è iniziata l'escursione.

Dopo una breve sosta continuiamo il tragitto tenendo come riferimento la Punta La Marmora. Seguiamo la linea di cresta che, malgrado l'asprezza, è di fatto percorribile senza eccessivi problemi. Raggiugiamo così Punta La Marmora che originariamente si chiamava Perda Crapias. E' stata dedicata al generale piemontese, geografo e scienziato Alberto Ferrero Della Marmora (1789-1863). Egli percorse lungamente la Sardegna lasciando il resoconto delle proprie osservazioni nei quattro volumi suo Voyage en Sardaigne (1826) ed altre opere successive. I suoi scritti sono tutt'ora un'importante fonte di informazioni geografiche, scientifiche, archeologiche e antropologiche.

Fatti alcuni rilievi, proseguiamo, sempre seguendo la cresta, in direzione di Punta della Croce. Durante il cammino osserviamo la parete orientale del Gennargentu denominata Costa 'e monte, appare rocciosa, quasi verticale, impercorribile.
In breve raggiungiamo Punta della Croce, distante circa duecento metri. Dobbiamo scendere qualche decina di metri nel versante orientale per poter fare qualche foto che la mostri nella sua interezza: è in stile moderno, ma non esente da qualità estetiche.

Riguardo al problema della corretta individuazione di Punta La Marmora, rimando alla pagina: La scoperta della vera Punta La Marmora
Torna all'indice


Paragrafo 4

La via del ritorno

Per il ritorno si decide di proseguire il percorso in senso antiorario passando per l'Arco di Gennargentu, i ruderi del Rifugio La Marmora, Funtana Mennula Cara e tornare infine all'area di Bau sa Minna.
Ci dirigiamo quindi verso Genna Orisa seguendo il sentiero che costituisce la via principale da cui giungono a Punta La Marmora la maggior parte degli escursionisti.
A Genna Orisa ci troviamo di fronte al "mucchio di sassi " di Su Sciùsciu sulla cui cima non eravamo mai saliti. Con ogni circospezione, individuando per tempo le aree libere dai sassi, iniziamo l'ascesa. Abbiamo anche la sorpresa di trovare, in prossimità della sommità, un vasto prato erboso con un'abbondante fioritura di Viola corsica ssp. limbarae. Il tratto più difficile sono le ultime decine di metri che necessariamente bisogna percorrere saltellando sui sassi. Dalla cima (1823 metri s.l.m.), come era da aspettarsi data la posizione, si gode  la vista di un panorama stupendo e a ciò si unisce la soddisfazione di aver raggiunto la punta più isolata e meno frequentata del Gennargentu.
Scesi dalla piccola ma difficoltosa cima, attraversiamo Genna Orisa e ci dirigiamo verso Arcu Gennargentu seguendo il sentiero che percorre il versante orientale di Su Sciùsciu.
In prossimità dell'Arco è facilmente visibile, alla nostra sinistra, un semicerchio di pietre che indica una sorgente non riportata dalle carte: Funtana de Erisi (da pronunciarsi come Funtan'Erisi). E' ubicata ad un'altitudine di circa 1690 metri ed è considerata la sorgente più alta del Gennargentu. L'acqua è freddissima, cinque gradi centigradi. Non è molto abbondante e inizia ad inaridirsi a partire dall'estate inoltrata.
(Apro un breve parentesi linguistica sul termine Erisi. Il toponimo IGM Genna Orisa è detto in sardo Genna de Erisi (pronuncia: Genn'Erisi). Questo fa supporre che Erisi potesse essere il nome dato dagli abitanti del versante orientale a Su Sciùsciu. Questa è solo un'ipotesi, da appurare con rigore).
Nel versante meridionale del Bruncu Spina abbiamo individuato un'altra sorgente a un'altitudine di poco superiore ai 1700 metri, potrebbe essere questa la più alta della Sardegna. Per la sua forma caratteristica l'abbiamo chiamata La Cascatella (vedi Sentiero alto Bruncu Spina).
Arcu Gennargentu è un vero crocevia. Individuiamo subito, alla nostra sinistra il sentiero che porta ai ruderi del Rifugio La Marmora (vedi Sentiero Erba Irdes e Sentiero Erba Irdes in inverno), al centro quello che conduce al Bruncu Spina (vedi Sentiero alto Bruncu Spina),
a destra quello che segue il versante orientale del Bruncu Spina (vedi Sentiero basso Bruncu Spina),  più a destra ancora, meno visibile, un quarto che proviene dalla vallata di Seardu (vedi Sentieri di Bacu 'e Seardu).

Attraversato l'Arco, il sentiero prosegue in leggera discesa verso i ruderi del Rifugio La Marmora che raggiungiamo in una decina di minuti.
In prossimità dei ruderi è stata creata un'area di sosta all'ombra di un boschetto di ontani neri (Alnus glutinosa) con tavoli e fontane di acqua sorgiva. E' in una posizione veramente indovinata. D'altronde lo era anche quella del Rifugio La Marmora che costruito ai primi del '900, andò presto in rovina, si spera sempre in una di una sua ricostruzione. Ovviamente fu dedicato al già citato generale e scienziato Alberto Ferrero Della Marmora (1789-1863).
Dopo un'opportuna sosta, proseguiamo verso valle lungo il sentiero che passa sul lato sinistro dell'area di sosta.
Questa via conduce a un'altra area di sosta quella di Funtana Mennula Cara che viene raggiunta agevolmente seguendo un sentiero ben tracciato. Questo è il punto più vicino a Punta La Marmora al quale si può giungere in auto (possibilmente in fuoristrada). Da qui, per arrivare alla vetta del Gennargentu, bastano una quarantina di minuti. Questo può essere utile per coloro che, per qualsiasi motivo, avessero problemi ad affrontare gli altri percorsi.  Per opportuni riferimenti rimando alla pagina Sentiero Mennula Cara.
Per tornare alla nostra escursione, non ci resta che raggiungere l'auto parcheggiata nell'incrocio sotto Perda Crispa, in prossimità di Bau sa Minna.
Ma non sempre le cose sono così semplici. In un'occasione abbiamo visto da lontano un gregge di pecore che pascolava nei pressi della strada. In questi casi si pongono due problemi, il primo  è di non disturbare gli animali, l'altro consiste nel fatto che le greggi di pecore sono spesso accompagnate da cani pastore. Per entrambi i motivi abbiamo dovuto raggiungere l'auto facendo un largo giro e tenendoci a debita distanza dagli animali.
Per concludere segnalo che lungo questo percorso si possono incontrare varie piante endemiche della Sardegna ed altre non endemiche ma ugualmente interessanti. Ho allegato le immagini di alcune di esse, lo spazio, un po' tiranno, non mi ha permesso di aggiungerne altre. Ovviamente non sempre si incontrano semplicemente lungo il sentiero, ma bisogna andare a cercarle nei punti in cui, in base alla propria esperienza (e talvolta alla fortuna), si ritiene che possano crescere. La più rara di esse è il Ribes di Sardegna (Ribes multiflorum ssp. sandalioticum) che non avevamo mai visto prima, abbiamo avuto la fortuna di incontrarne alcuni esemplari lungo il percorso.
Torna all'indice

(23 luglio 2010)
(Ultima revisione: 24/01/2021))






Torna alla pagina di presentazione:
Escursioni nel Gennargentu





Antico ovile Meriagus: in primo piano "su barraccu" (la dimora dei pastori) e un locale coperto accessorio.
Un grande recinto per gli animali rimane nascosto ma è chiaramente visibile dalle pendici del Bruncu Spina


Visione d'insieme dell'area dell'escursione.
Si è proceduto in senso antiorario dal punto indicato come "Partenza"  per poi ritornarvi dalla parte opposta dopo essere passati per la cresta del Gennargentu


La prima parte dell'escursione fino a Punta La Marmora. E' evidenziata la variante addottata in escursioni differenti



Arcu sa Turzi e la grande vallata prospiciente. Si notano le lunghe fila di ontani che segnalano la presenza di torrenti e piccoli rigagnoli.


La parte ternimale della strada sterrata e i primi due boschetti di ontani. A sinistra si nota l'antico orto. La direzione del tragitto è data dalla posizione di ripresa



Nei piccoli torrenti sotto gli ontani si creano angoli suggestivi come questa piccola cascata, in questo periodo ancora relativamente abbondante d'acqua


Il torrente principale che si origina sotto Arcu sa Turzi (visibile sullo sfondo), visto da valle, in prossimità dell'attraversamento



Il torrente principale che si origina sotto Arcu sa Turzi (visibile sullo sfondo), visto da monte. Questa immagine è stata ripresa dal Percorso B


La parte terminale delle fila di ontani e l'inizio del sentiero.  A sinistra, non visibile, Arcu sa Turzi, di fronte Bruncu Allasu




La parte terminale delle fila di ontani e l'inizio del sentiero. A sinistra Arcu sa Turzi, di fronte Bruncu Allasu


Arcu sa Turzi, visto dalle pendici di Punta Florisa.
Sono state indicate le parti terminali dei due Percorsi.
Si nota chiaramente il sentiero del Percorso A.

Punta della Croce, Punta La Marmora e le aree pietrose di
Su Sciùsciu, viste dall'area del parcheggio.
Queste aree, piuttosto ostiche, sono state solo sfiorate dal Percorso B


Punta Su Sciùsciu. Il alto il boschetto di Tassi (verde scuro) e al centro il punto di arrivo della pista nascosto dietro gli ontani (verde chiaro)




Appena a valle del punto di arrivo della pista si nota un providenziale sentiero che passa a monte di un boschetto di ontani


La  pietraia che si è dovuto aggirare e, in alto, un boschetto di tassi




Il punto in cui si scende per attraversare l'ultimo torrente. Sullo sfondo Arcu sa Turzi


L'ultimo torrente e l'acqua proveniente dalla sorgente di quota 1530




Tra queste rocce sgorga la sorgente (indicata sulle carte) di quota 1530


Gli spuntoni rocciosi da tenere come punto di riferimento e il sentiero che porta ad Arcu sa Turzi.
La sorgente è poco più a valle di queste rocce


Arcu sa Turzi. A sinistra il sentiero del Percorso B, a destra il sentiero proveniente dal versante orientale che passa accanto alla sorgente Funtana 'e Muscas.


La sorgente Funtana 'e Muscas a 1610 metri s.l.m.
E' segnalata sulle carte IGM




Vista panoramica di Arcu sa Turzi dalla salita per Punta Florisa


Un piccolo cono di pietre indica la cima di Punta Florisa





Punta La Marmora con il suo cono di pietre e Punta Florisa


Punta La Marmora si trova tra Punta Florisa e Punta della Croce, si distingue per un grande cono di pietre




Punta della Croce. Per questa ripresa è necessario scendere qualche decina di metri nel versante orientale


Dai pressi di Punta La Marmora è facilmente visibile l'area di Bau sa Minna




La cima di Su Sciùsciu e, a destra, Genna Orisa con le pietre di porfido rosso


Un'insolita immagine di Punta della Croce e Punta la Marmora riprese dal pianoro di Punta Su Sciùsciu




Il sentiero che conduce all'Arco di Gennargentu. Di fronte Punta Paulinu, a sinistra il Bruncu Spina


La sorgente Funtana de Erisi (1690 metri s.l.m.) è fra quelle a maggior altitudine dei Monti del Gennargentu




Arcu Gennargentu con i sentieri che vi convergono. I ruderi del Rigugio La Marmora sono a sinistra


Il ruderi del Rifugio La Marmora. A sinistra si nota un tratto di recinzione della provvidenziale area di sosta




In primo piano l'area di sosta di Mennula Cara. In fondo si nota la casupola punto di inizio dell'escursione


Crespino dell'Etna (Berberis aetnensis), pianta endemica della della Corsica, Sicilia, Sardegna e alcune aree dell'Italia Meridionale



Dafne spatolata (Daphne oeolides), piccolo arbusto sempreverde comune a varie aree montagnose dell'Europa meridionale


Digitale rossa (Digitalis purpurea), un rarissimo esemplare apocromatico (rimasto bianco per assenza di pigmenti)




Ranuncolo a foglie di platano (Ranunculus platanifolius), rara abitatrice degli ontaneti dove cresce in prossimità dei corsi d'acqua


Nontiscordardime di Soleirol (Myosotis soleirolii), rara abitatrice degli ontaneti dove cresce in prossimità di torrrenti e rigagnoli.
E' un endemismo sardo-corso




Ribes di Sardegna (Ribes multiflorum ssp. sandalioticum), rarissimo arbusto endemico della Sardegna. Vegeta  su questa e poche altre aree dell'isola


Spillone del Gennargentu (Armeria sardoa ssp. genargentea), pianta endemica della Sardegna, abbastanza diffusa sulle rocce del Gennargentu




Saponaria (Saponaria ocymoides ssp. alsinoides), altro enedemismo sardo-corso. Si incontra fra le rocce del Gennargentu, è abbastanza rara


Piantaggine a cuscinetto (Plantago subulata ssp. insularis), pianta endemica della Sardegna.
E' abbastanza diffusa sui monti del Gennargentu






Due farfalle della specie Zygaena corsica, posate su fiori di Thymus herba-barona (Timo sardo-corso).
Entrambi sono endemismi sardo-corsi

Copyright www.atlantides.it 2008÷2024 - All rights reserved
Torna ai contenuti