Dipsacus valsecchii - Scardaccione d'Ogliastra
Scardaccione d'Ogliastra
E' una pianta erbacea a ciclo vegetativo biennale, Emicriptofita scaposa, che appartiene alla famiglia delle Dipsacaceae.
Il primo anno si forma una rosetta basale di grandi foglie ellittiche che si presentano visibilmente rugose. Sono inoltre densamente spinose in tutte le parti, le nervature, il margine e la pagina superiore e inferiore. Il margine è intero ma un po’ irregolare e, in qualche raro caso, debolmente lobato. Sono piuttosto grandi e talora raggiungono i venti centimetri di larghezza e i cinquanta di lunghezza, ma mediamente queste misure sono circa la metà. Spesso le foglie basali sono già secche al momento dell'antesi.
Il secondo anno, dalla rosetta basale si origina un lungo e robusto fusto eretto, costoluto e densamente spinoso per tutta la sua lunghezza. Le spine sono robuste, leggermente arcuate, rivolte verso il basso, talvolta bifide o trifide. Già dalla base del fusto si originano talvolta complesse ramificazioni che possono dare alla pianta un aspetto cespuglioso. Generalmente, però, le piante sono formate da un unico fusto. Solo nella parte alta del fusto principale (e di quelli secondari), si formano ramificazioni più volte tripartite che terminano con un capolino fiorale. Si forma così una sorta d’infiorescenza a candelabro nella quale il capolino centrale di ogni triade tende ad avere dimensioni maggiori.
Le foglie cauline sono opposte, intere, lanceolate, spinose, anche il margine è intero o un po' irregolare. Presentano la caratteristica di potersi unire tra loro in prossimità dell'intersezione sul fusto (connate). Si forma così una piccola conca che sembra destinata a trattenere l'umidità e l'acqua piovana. Da questa particolarità deriva il nome del genere, di origine greco-classica, che si potrebbe tradurre con il termine "assettato", si riferisce, infatti, alla caratteristica questa pianta di conservare l’acqua nella sua sacca fogliare. Questo fenomeno è molto evidente in questa specie e, generalmente, si presenta in tutti gli esemplari. L’acqua piovana si mantiene a lungo in questa conca naturale nella quale, con il tempo, rimangono intrappolati insetti e residui vegetali caduti o portati al vento. E’ un fenomeno piuttosto singolare che, almeno apparentemente, si richiama ad alcune piante carnivore. Merita, senz’altro, di essere osservato e studiato nei suoi vari aspetti. Un aspetto curioso è costituito da piccole rane che salgono sulle piante attratte dalla presenza dell’acqua e che poi si soffermano a prendere il sole su qualche tratto delle foglie esente da spine.
Un altro aspetto da notare in Dipsacus valsechii, e in tutto il genere Dipsacus, è costituito dai grandi capolini contornati da robuste brattee spinose. Per questo motivo i capolini secchi delle specie Dipsacus fullonum (conosciuto anche come "cardo dei lanaioli") e Dipsacus laciniatus erano usati in passato per cardare la lana. Non si conosce un analogo uso dei capolini del Dipsacus valsechii che sono ovoidi e si presentano piuttosto simili a quelli delle due specie menzionate.
I fiori sono tubulosi e hanno la corolla di colore bianco. La fioritura avviene nel periodo di giugno-luglio.
Nei siti individuati, l'altezza delle piante si è rivelata essere piuttosto regolare, generalmente supera il metro e può raggiungere facilmente un metro e ottanta centimetri. Pur essendo una pianta erbacea, nell’insieme è alquanto robusta e, come si può osservare dalle immagini allegate, le piante secche dell’anno precedente possono rimanere in situ sino alla fioritura successiva. Sono trattenuti anche gli acheni, protetti all’interno del capolino, che vengono dispersi gradualmente.
Dipsacus valsechii è una specie endemica esclusiva del settore centro-orientale della Sardegna. E’ simile a Dipsacus ferox dal quale si differenzia per le foglie cauline intere e i capolini ovoidi. (Dipsacus ferox ha le foglie cauline ampiamente lobate e i capolini sostanzialmente emisferici). A questi si aggiungono alcuni caratteri di tipo quantitativo: le piante di Dipsacus valsechii si presentano più vigorose e più fogliose, la sacca formata dall’unione delle foglie cauline è di maggiori dimensioni e, di norma, è sempre presente, i capolini sono di maggiori dimensioni e anche gli acheni sono di maggiori dimensioni.
Le immagini dello slideshow sono suddivise in due gruppi e si riferiscono a due diversi siti della Sardegna centro-orientale. Il primo è ubicato lungo una strada di montagna tra quattrocento e seicento metri di altitudine, il secondo nel greto di un torrente a circa 200 metri di altitudine, in entrambi i casi su substrato siliceo. Non si nota alcuna differenza tra le due popolazioni se non una naturale maggior floridezza degli esemplari del secondo gruppo.
(03 febbraio 2013)
(Ultima revisione: 15/02/2022)
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